Spiritualità in Occidente 

 

il-lupo

 

Consigli per Abele

Il Giardino delle otto direzioni è un’associazione culturale, non a scopo di lucro, che si prefigge la promozione delle libertà sociali, del benessere psicofisico, della ricerca interiore e dell’evoluzione spirituale di tutti e di ciascuno.
 
Per camminare parole di libertà, di benessere e di guarigione è necessario che i mezzi siano coerenti con i fini: il sentiero è sacro all’inizio, alla fine e nel mezzo. È in questo senso che proponiamo una riflessione sul senso e sui limiti della nuova importazione in occidente di tecnologie del sacro e tecniche di cura provenienti da culture extra europee. È utile puntualizzare alcune questioni riguardanti il contesto in cui simili passaggi hanno luogo e quali condizioni sono necessarie perché queste metodologie e conoscenze siano utili ed efficaci.
 
Il sistema di cure di oggi è sempre più ampio e variegato; è una tela di connessioni con sempre più numerosi punti di contatto. Medicine tradizionali orientali, amerindiane, africane, proposte di cura sincretistiche,omeopatia, agopuntura, pranoterapia, … e la lista potrebbe continuare.
 
Ci si può chiedere quali siano le ragioni di questa esplosione di proposte nel settore della salute e delle cure olistiche, andando al di là della troppo facile constatazione dell’eccessiva tecnologizzazione, medicalizzazione e parcellizzazione dei sistemi di cura occidentali e della presa d’atto che le medicine tradizionali sono efficaci. Siamo in presenza soltanto di operazioni di mercato e influenza dei media, o c’è qualcos’altro?
L’uomo occidentale, negli ultimi secoli, si è sempre più isolato e separato da parti di sé stesso, dagli altri esseri umani, dalla propria storia, ha perso il collegamento con antenati e discendenti. L’uomo moderno ha tagliato i ponti con quegli ambiti della vita che le culture tradizionali rinforzano ed alimentano in continuazione, in tanti modi. Sono le esperienze che, collegando la persona al gruppo, all’ambiente e alla sua storia “costruiscono” una persona completa ed integrata. “Siamo tutti parenti” (Mitakuye oiasyn), una delle più belle preghiere degli indiani nativi, esprime compiutamente il punto di vista delle tradizioni altre.
 
L’individualismo occidentale fu liberatorio all’inizio, in quanto emancipava l’uomo da condizionamenti atavici, ma divenne ben presto, andando oltre un certo limite, dannoso e intollerabile. Nega la dimensione della relazione esistente fra tutti gli esseri viventi in nome dell’idea di un inesistente individuo libero ed autonomo, cancellando tutta la realtà transpersonale dell’essere umano. Tuttavia la dimensione transpersonale (o spirituale) continua ad esistere come bisogno primario: sono le relazioni, i rapporti, gli scambi a costituirci come umanità. Ma la cultura occidentale dominante tende a negare questa evidenza e la soddisfazione naturale di questo bisogno proponendo invece soluzioni sostitutive inadeguate, destinate a legare la persona al ciclo senza fine del desiderio, della sua illusoria gratificazione nel possesso di merci e ideologie sempre più effimere e deperibili. Il ciclo del consumo accelerato stimola nuovi desideri, senza sosta. Così il mercato vive, ma l’essere umano ne risulta sempre più alienato ed insoddisfatto.
Intrappolato tra la carota dei bisogni indotti in modo allucinatorio (pensiamo al ruolo dei media e della pubblicità) e il bastone che gli impone il lavoro come mezzo per trovare il denaro indispensabile a soddisfare quegli stessi bisogni, l’uomo occidentale ricorda Charlie Chaplin in “Tempi moderni”.
Isolato dalle sue radici biopsichiche, senza una visione del futuro in cui investire la sua forza vitale, senza passato, e orfano di Miti e cultura vivente, l’uomo occidentale cerca di colmare il vuoto esistenziale curando l’immagine esterna di sé, eterno Narciso. È in questa situazione di insoddisfazione, di perdita di identità, ansia, paura, depressione, rabbia ed egoismo che si inserisce l’offerta di terapie altre.
L’uomo e la donna di oggi sono affamati di senso di appartenenza, di sentimento di continuità, di sensazione di essere connessi con altre parti significative di universo. Sciamani, uomini e donne medicina, veggenti, guaritori curano questi aspetti della realtà, sono attenti al lato psico-esistenziale delle cose, delle relazioni, degli esseri.
Le tecnologie del sacro, le tecniche e metodologie messe a punto e mantenute da altre culture (tribali, tradizionali, primitive) e rielaborate da ricercatori occidentali (antropologi, psicoanalisti, insegnanti, erboristi, medici, artisti, attori, …) aiutano ad esplorare le dimensioni interiori e nascoste della realtà umana. Aspetti misteriosi e potenzialmente pericolosi se sperimentati senza guide e mappe di viaggio.
 
Transe deriva dal latino transire, passare attraverso, attraversare. Sperimentare il viaggio sciamanico, effettuare cerimonie, purificarsi nella tenda sudatoria, danzare gli animali totem, creare arte sacra, cercare visioni e verità nella foresta, percorrere la ruota di medicina, consultare le rune e i tarocchi, praticare lo sciamanesimo urbano. Tutte opportunità per superare i confini tra sacro e profano, occasioni per attraversare i limiti tra gli individui, tra presente, passato e futuro, tra natura, cultura, e dei e dee.
Nelle culture tradizionali esperienze del genere (se non fanno parte di riti di passaggio ed iniziazioni mistiche o sciamaniche) hanno luogo collettivamente e creano coesione sociale, non sono vie di evoluzione e realizzazione personale e psicologica. Importate e usate senza discernimento e spirito critico, simili esperienze possono diventare da noi palliativi per vite alienate, tecniche di sopravvivenza allo stato esistente delle cose, come lo sono le droghe per il disadattamento (ansiolitici, ipnotici, antidepressivi), forse indispensabili in certi periodi, ma salutari solo se vengono attraversate come cammino e viaggio di autoguarigione e scoperta di sé. Queste sostanze permettono effettivamente a chi le consuma di tollerare meglio lo stress e l’angoscia così comuni oggi, e questo può accadere anche a chi consuma psicotecniche provenienti da altre culture, ma rimangono comunque additivi narcotizzanti da cui si può dipendere. 
 
Alcuni suggerimenti possono essere utili per verificare se si vogliono mantenere attive ed efficaci le metodologie olistiche. 
L’uso di metodologie altre (ma lo stesso discorso vale comunque anche per quelle di origine europea, vedi la psicoanalisi) non deve enfatizzare all’eccesso esperienze psichiche virtuali (siano esse prodotte da tamburi, mantra o computer) che sostituiscono la vera soddisfazione dei nostri bisogni di comunicazione, di felicità e di socialità. Le tecniche e le conoscenze che usiamo devono inserirsi in un progetto di trasformazione del mondo, che lo renda più vicino a come lo vogliamo. 
Le pratiche spirituali e di cura devono portare con loro la loro storia e il rispetto per le culture che le hanno prodotte e conservate.
Queste esperienze possono essere occasioni per stabilire connessioni liberamente scelte; legami aperti e propositivi in più direzioni; collegamenti con singoli o gruppi affini; continuità di amicizie; guarigioni e contatti; per tessere le maglie di una rete energetica di un Wyrd luminoso; per progettare tribù molto umane; per trovare nel nostro passato e in quello dei nostri antenati la forza necessaria a cercare il senso del presente e il coraggio per costruire, già oggi, il futuro.
Non nella logica della manipolazione, del dirigismo, dell’autoritarismo e dell’accumulazione, tipica di sette di ogni forma e dimensione, ma in quella della comunicazione, del dono, della generosità, della reciprocità, della non violenza e dell’amore.